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Saggio storico-critico-legale sovra gli aboliti passi del Regno di Napoli. In cui rapportare le diverse introduzioni, le diverse abolizioni, e le diverse limitazioni de’ Passi, si esaminano i titoli efficaci a far conseguire a’ Possessori il compenso e si progetta, onde il compenso trar si possa senza gravare il Regio Erario, e la generosità de’ sudditi del Re.
Napoli, Presso Vincenzo Manfredi, 1792. In-8° (19,5 cm x 11,5 cm). Pp. VI, (2), 232. Segnatura: a4; A-O8, P4. Il nome dell’ A. si ricava a carta a4. Si tratta della Var. B dell’ edizione con la data stampata in modo errato sul front. “MCCCXCII”. Bella legatura coeva in piena pergamena rigida, autore e titolo dorati su tassello sul dorso. Tagli spruzzati blu. Vignetta in xilografia al frontespizio. Fioriture sparse dovute al tipo di carta, peraltro esemplare in più che buono stato di conservazione.
Prima rara edizione. Ferdinando IV con decreto del 16 aprile 1792, abolì definitivamente i diritti di passo in senso stretto, o senza controprestazione. L’ abolizione venne varata su proposta di Nicola Vivenzio, avvocato fiscale del patrimonio regio, ed a seguito dell’ accertamento fatto nel 1777, quando emerse che a fronte di 245 passi autorizzati, ce ne erano altri 103 abusivi, oltre ad alcuni incerti. Lo Iacovetti, che si è occupato dettagliatamente della questione subito dopo l’ abolizione, paragona Ferdinando IV ad “Ercole liberatore (che) vibrando un sol colpo, doveva atterrare quell’ idra divoratrice, che vanamente fiaccata da tanti sovrani suoi predecessori, (invece) di rimanere in qualche maniera almen sconcertata, dalle replicate ferite aveva acquistato sempre maggiore vigore, e fermezza”. È una descrizione che, al di là della retorica, descrive perfettamente la situazione.
Bibliografia: P. Dalena, Passi, porti e dogane marittime, dagli Angioni agli Aragonesi, 2007, p. 122.8; S. Morelli, Periferie finanziarie Angioine, 2018, p. 251; A. Perrella, L’ eversione della feudalità nel napolitano, 1909, p. 28.